Osservando la parata di scarpe che andava pian piano aumentando nello studio di Spinosi, ho avuto l’impressione di uno speciale attrezzarsi ad un viaggio, in cui il bagaglio erano quelle stesse scarpe di cui si poteva aver bisogno nel tragitto. Un viaggio a piedi, in cui i luoghi sono testimoniati dalla materia delle suole e delle tomaie, diversi per ogni luogo attraversato. Credo che questo sia stato un viaggio nell’amore e nel dolore. E non alludo solo a quello degli artisti a cui corrispondono le calzature. Queste sono le patocche di Spinosi. È suo l’amore e il dolore di cui parlo, come è nostro nel momento in cui guardiamo quelle scarpe, immaginando la vita che hanno virtualmente portato e percependo la morte nel loro essere sotto una specie di teca museale. La regola dell’accelerazione visiva continua e a tutti i costi si frantuma su quell’attimo di fissità spazio-temporale che permette all’occhio di comunicare con l’anima dell’uomo. L’Arte molto spesso rende possibile questo. Raffaele Gavarro
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Piero della Francesca Shoes
Rame battuto · Grandezza naturale · 1994

Diane Arbus Shoes
Ferro · Grandezza naturale · 1994

Roman Opalka Shoes
Nylon · Grandezza naturale · 1998

Anselm Kiefer Shoes
Piombo · Grandezza naturale · 1999

Ana Mendieta Shoes
Filo di canapa · Grandezza naturale · 1997

Wolfgang Laib Shoes
Cera d’api · Grandezza naturale · 1999

Mark Rothko Shoes
Feltro · Grandezza naturale · 1998

Alexander Calder Shoes
Filo di ferro · Grandezza naturale · 1997

Saffo Shoes
Rattan · Grandezza naturale · 1999

Fausto Melotti Shoes
Filo di ottone · Grandezza naturale · 1994

Blue Rapsody | George Gershwin Shoes
Pasta acrilica, lamiera di ottone · Grandezza naturale · 1998

Amadeus Mozart Shoes
Legno laccato · Taglia 26 | 4 anni · 1999

Louise Bourgeois Shoes
Pasta acrilica · Grandezza naturale · 1999

Enrico Castellani Shoes
Pasta acrilica · Grandezza naturale · 1998

Vincent van Gogh Shoes
Rafia · Grandezza naturale · 1996

Antoni Tàpies Shoes
Tela dipinta · Grandezza naturale · 1999

Piero Manzoni Shoes
Carta dei sacchi di farina · Grandezza naturale · 1994

Gastone Novelli Shoes
Fibra di cellulosa · Grandezza naturale · 1994

Henri Matisse Shoes
Rafia · Grandezza naturale · 1994

Peggy Guggenheim Shoes
Pasta acrilica fluorescente · Grandezza naturale · 1998

Le Corbusier Shoes
Cemento armato · Grandezza naturale · 1994

Pino Pascali Shoes
Rame ossidato · Grandezza naturale · 1993

Alberto Savinio Shoes
Rame battuto · Grandezza naturale · 1994

Guido Cagnacci Shoes
Rame ossidato · Grandezza naturale · 1993

Wols Shoes
Grandezza naturale · 1994

Santa Teresa Shoes
Ferro · Grandezza naturale · 1997

Louise Nevelson Shoes
Legno dipinto · Grandezza naturale · 1998

Artemisia Gentileschi Shoes
Filo spinato · Grandezza naturale · 1993

Richard Serra Shoes
Ferro ossidato · Grandezza naturale · 1998

Yves Klein shoes
Resina poliestere · Grandezza naturale · 1997

Eva Hesse Shoes
Resina poliestere · Grandezza naturale · 1997

Martha Graham Shoes | Lamentation
Mosaico di vetro · Grandezza naturale · 1997
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Il punto di contatto tra l’uomo eretto
e l’universo
è verso l’alto, un tabernacolo
che il volume dei suoi sogni
scava nella volta celeste
Verso il basso
nei paesi cosiddetti civilizzati
è una doppia protesi sintetica
presa a vegetali o animali
spesso identificata
da un numero d’ordine
Il punto in contatto
tra l’artista ispirato
e tele, marmo, vulcani
è verso il retro,
una miriade di pseudopodi
letture e ricordi museali
che formano una conchiglia
si presume gigantesca
che l’artista trascina
legato a eterno bisso
con fatica
simulando fatica
Verso il davanti, sovente
il punto di contatto
è una protesi puntuta
soffice e dirompente
(presa anch’essa
a minerali o animali)
da cui l’artista distilla
il contenuto della conchiglia
Queste instancabili protesi
che in continuazione si riempiono
di acque, polveri e colori
terrain vague e papaveri
merda d’inceneritori
e terra di Provenza
sangue e tappeti trionfali
queste sono amiche dell’artista
per tutta la vita
anche quando alla fine riposano
rotte, usate, stanche
sul pavimento, sul tavolo
E quando nel piacevole finale
all’artista morto mettono
scarpe nuove lucide
talvolta non sue
e con cura riordinano
il grande atelier la piccola stanza
lucidata la conchiglia
venduto il tabernacolo
compiuto il droit daubaine
numerati gli amori, l’orecchio, il marmo
l’artista torna di notte
a riprendersi scarpe e pennelli
per la forma di eternità
in cui crede
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Stefano Benni
1994